01 Settembre 2025

Legge di Bilancio: a Schillaci servono soldi per uscire dall'impasse

Il ministro della Salute ha anticipato che ci saranno risorse fresche in manovra per il Ssn. Ma quante? Intanto pesa lo stallo su molti dossier, tra cui assistenza territoriale, nomine, riforma delle professioni e scudo penale. Ecco tutte le patate bollenti per l'ex rettore

Di Ulisse Spinnato Vega
Legge di Bilancio: a Schillaci servono soldi per uscire dall'impasse

Alla fine, come sempre, conteranno i soldi. E serviranno miliardi per uscire dall’impasse politica in cui sembra caduta la gestione del ministero della Salute, tra nomine, polemiche, veleni, marce indietro e mancate investiture. La legge di Bilancio, come al solito, sarà il vero banco di prova che dirà non solo quanto il governo deciderà di investire sul malmesso Servizio sanitario nazionale, ma pure quale sia oggi il peso effettivo in seno all’esecutivo del ministro Orazio Schillaci, soprattutto dopo le tempeste d’agosto che lo hanno visto, suo malgrado, protagonista.

L’ex rettore di Tor Vergata, la settimana scorsa, non è andato fisicamente al Meeting di Rimini, tradizionale appuntamento della politica che rimette giacca e camicia (se non anche la cravatta) sull’abbronzatura estiva. Un’assenza su cui si è malignato, all’indomani degli scontri sulle presunte nomine no-vax al Nitag, il Gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni, poi sciolto a sorpresa dallo stesso ministro. Schillaci comunque ha mandato un videomessaggio alla kermesse di Comunione e liberazione e ha parlato in prima battuta, appunto, dei soldi: “Il Fondo sanitario nazionale nel 2025 ha raggiunto quota 136,5 miliardi di euro”, con “un incremento di oltre 10 miliardi di euro rispetto al 2022”. Dopo i puntini sulle ‘i’ ecco l’anticipazione, che però rimane vaga: “Con la prossima finanziaria sono certo che ci saranno ulteriori risorse per il 2026 che si aggiungono ai quattro miliardi già previsti nella scorsa Legge di bilancio”.

Appunto, quante risorse? L’ammontare fa tutta la differenza del mondo e Schillaci lo sa. Ancora è presto per fissare i saldi, siamo all’inizio delle schermaglie negoziali tra i partiti della maggioranza e tra il Mef e gli altri ministeri. Ma naturalmente il titolare della Salute ha bisogno di una buona spinta economica per blindarsi e uscire dalle pastoie che bloccano su più fronti l’azione di Lungotevere Ripa. In primis, pesa l’eterno cruccio liste d’attesa. Il ministro a Rimini ha provato a rivendicare: “Le Regioni che stanno applicando la legge grazie al nuovo sistema di monitoraggio dei tempi di attesa” fanno sì che “da gennaio a giugno di quest'anno 997 strutture sanitarie hanno mostrato un miglioramento medio del +21,3% nelle prestazioni prioritarie”. Ma è chiaro che ancora non può bastare, soprattutto alla luce della cronica carenza di personale medico e sanitario, con un trend in via di peggioramento. Schillaci stesso infatti ha dovuto ammettere che “il servizio sanitario nazionale viaggia a più velocità, purtroppo ancora con disparità tra alcune regioni che funzionano meglio ed altre che devono migliorare”.

C’è poi il nodo cruciale dell’assistenza territoriale, il cui ridisegno strutturale sconta i pesanti ritardi nella messa a terra dei progetti del Pnrr. Tema che incrocia le resistenze dei medici di famiglia a fare sistema nella nascente rete di Case di comunità. Su questo Schillaci ha però chiosato: “Oggi posso affermare che c'è la disponibilità dei medici di medicina generale a lavorare 12 ore al giorno insieme agli specialisti e agli altri operatori sanitari per consentire alle nuove strutture di essere aperte 7 giorni su 7”. Vedremo. Più faticoso del previsto sembra pure il parto della legge delega di riforma delle professioni sanitarie, testo delicato che ormai da alcune settimane è dato in rampa di lancio in Cdm, senza mai decollare. A Rimini il ministro lo ha associato al tema sensibile dello scudo penale per le professioni sanitarie: la norma, inserita nel ddl, fortemente caldeggiata dai medici e dallo stesso Schillaci (spalleggiato dalla Lega), sembrava avere strada spianata quando invece indiscrezioni hanno iniziato a riferire di un’aperta contrarietà sulla sua formulazione da parte del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e addirittura di perplessità venute dalla premier Giorgia Meloni in persona. Da qui il rinvio nel Cdm di inizio agosto e l’ennesimo stallo in essere.    

Oltre ai nodi di merito, tuttavia, non mancano grattacapi più squisitamente politici per l’inquilino di Lungotevere Ripa. Ad esempio, la presenza ingombrante del suo sottosegretario in quota Fdi, Marcello Gemmato, amico intimo di Meloni e uomo chiave della presidente del Consiglio sui temi della salute. Al ministero tutto sembra pronto per la sua promozione a viceministro, un passaggio che secondo molti suonerebbe come un commissariamento. Eppure la disponibilità data adesso da Gemmato al centrodestra per la corsa in vista delle Regionali in Puglia potrebbe sparigliare, generando ulteriore nervosismo e incertezza nelle stanze del dicastero. Non a caso, resta in stand by anche la ventilata nomina a sottosegretario di Andrea Costa di ‘Noi moderati’. Se ne parla ormai da parecchio e sarebbe un ritorno per il politico spezzino, che ha già ricoperto la carica con il Governo Draghi. Ma tutto al momento rimane congelato.   

Insomma, le patate bollenti si moltiplicano. Schillaci per adesso si è consolato nominando senza patemi Gianfranco Nicoletti, rettore dell'Università della Campania Luigi Vanvitelli, presidente della sezione per la ricerca sanitaria del Comitato tecnico sanitario del ministero della Salute. Ma all’orizzonte si staglia un nuovo, ennesimo rebus: si tratta di Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. L’ente ha un ruolo sempre più importante nelle politiche italiane della salute, soprattutto in ottica digitalizzazione (telemedicina, intelligenza artificiale, liste d’attesa, Fse). Ed è stato recentemente commissariato con la nomina di Americo Cicchetti fino a dicembre 2025. Dunque, si apre una fase delicatissima in termini di gestione, che potrebbe scatenare molti (e contrapposti) appetiti in vista della definizione dei nuovi assetti.   


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