Salute mentale: sempre meno persone credono sia curabile e resta alto lo stigma
Ancora oggi il 36% dei cittadini si vergognerebbe di avere un disturbo. Mentre cresce la percezione di vulnerabilità tra i giovani dai 14 ai 24 anni. Sono i dati dell'indagine Doxa 2025 in vista del Festival Ro.Mens

Si abbassa la percentuale di chi ritiene la malattia mentale curabile (dal 66% al 60%) e resta alto il livello di stigma: ancora oggi il 36% dei cittadini si vergognerebbe di avere un disturbo mentale mentre cresce la percezione di vulnerabilità tra i giovani dai 14 ai 24 anni, ritenuti più a rischio (dal 39% al 47%). Sono alcuni dei dati emersi dalla ricerca 'Salute Mentale 2025', realizzata da Doxa per il Festival Ro.Mens con la direzione di Cristina Liverani che a distanza di tre anni dall’indagine precedente "delineano un quadro preoccupante sul persistere e l’aggravarsi dei pregiudizi verso le persone con disturbi mentali".
I DATI
Prendendo come riferimento per lo studio un campione di mille persone tra i 18 e i 65 anni rappresentative a livello nazionale per genere, età ed area geografica, rispetto ai dati riferiti alla prima edizione di Ro.Mens del 2022, le persone con disagio psichico sono ritenute più pericolose per sé (dal 65% al 72%) e per gli altri (dal 48% al 55%), più aggressive e violente (dal 55% al 63%) e meno rispettose delle regole condivise (dal 49% al 55%). Il dato positivo esprime la diminuzione del numero di individui che preferirebbe non confidarsi con nessuno in caso di disturbo mentale (dall’8% al 2%).
IL PESO DEI SOCIAL MEDIA SULL'AUTOPERCEZIONE
La seconda parte della ricerca ha riguardato l’indagine sulla salute mentale riferita all’aspetto "online" nel 2025 prendendo in particolare la porzione del campione statistico compreso nella fascia di età di giovani tra i 18 e i 34 anni. Dai dati rilevati, Instagram risulta il social più utilizzato ogni giorno (84%), con una ricorsività di consultazione più volte al giorno che si attesta sul 65% degli individui osservati.
I dati evidenziano come i social media incidano profondamente sull’autopercezione: il 47% pensa che "siamo ciò che mostriamo", il 59% sceglie di pubblicare solo il meglio di sé, il 57% si riconosce nell’immagine che dà online, mentre il 77% ritiene che sui social "tutti finiscono per sembrare uguali". Inoltre, il 67% crede che mostrarsi davvero per ciò che si è faccia apparire "strani", il 59% che la diversità rappresenti un rischio e non un valore, e il 49% teme di essere giudicato se si mostra diverso.
Più della metà (53%) afferma che il proprio benessere mentale è condizionato dall’obbligo di mostrarsi sempre al meglio. Il 50% del campione è influenzato dal tempo speso online e il 45% percepisce di essere influenzato dai commenti e dai like ricevuti. Un giovane su quattro (26%) dichiara di essersi sentito insicuro del proprio aspetto fisico dopo aver visto immagini o contenuti sui social.
"La ricerca – sottolinea Silvia Castagna, Responsabile delle relazioni istituzionali e dei grandi clienti Doxa – conferma che lo stigma cresce e i social pesano sempre di più sul benessere dei giovani: servono più digital e AI literacy, come previsto dall’art. 4 della nuova normativa sull’intelligenza artificiale, educazione alla diversità e ai sentimenti per invertire la rotta". "I risultati dell’indagine – affermano Francesco Amato, direttore generale della ASL Roma 2, e Massimo Cozza, direttore del Dipartimento di Salute Mentale – rafforzano le ragioni del Festival Ro.Mens per l’inclusione sociale contro il pregiudizio, che si terrà dall’1 al 7 ottobre, e la scelta di un’esposizione fotografica alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, centrata sul valore della diversità".
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