25 Settembre 2025

Emorragia di medici e infermieri, il piano Ue punta su formazione e digitale

In Europa mancano 1,2 milioni di operatori sanitari e la Commissione tenta una strategia basata su competenze, benessere professionale e nuove tecnologie. Pesa la concorrenza interna tra Stati e l'Oms si dice preoccupata per gli arrivi in massa da Paesi terzi

Di U.S.V.
Emorragia di medici e infermieri, il piano Ue punta su formazione e digitale

Da una parte il principio della libera circolazione delle persone e dei professionisti nell’Unione europea, dall’altra la necessità che questa concorrenza non impoverisca gli apparati sanitari dei Paesi che subiscono le migrazioni di operatori. Con l’obiettivo cruciale di aumentare, in ogni caso, l’attrattività delle professioni della salute ed evitare l’emorragia che colpisce gran parte dei sistemi di healthcare europei. Nel Continente si stima manchino infatti 1,2 milioni tra medici, infermieri e ostetrici.  

Già a partire dal 2012, la Commissione Ue ha elaborato un primo piano d’azione per spronare gli Stati membri a collaborare su due obiettivi: migliorare la programmazione e le previsioni riguardo al fabbisogno di personale sanitario e anticipare le esigenze future in termini di competenze, così da implementare lo sviluppo professionale continuo.

Dentro questa cornice, a inizio 2025 a Varsavia è stata lanciata la prima ‘Azione per gli infermieri’, con lo scopo di sostenere tutti i Paesi Ue nelle misure per attrarre e trattenere i professionisti sanitari. Il progetto ha una gittata di tre anni e prevede – attraverso una stretta cooperazione tra Stati e con le parti sociali – attività di tutoraggio e programmi aggiornati di formazione per incoraggiare la nascita di una nuova generazione di infermieri, strategie per migliorare salute e benessere degli operatori, assessment di impatto del lavoro infermieristico per cogliere i nodi alla base delle carenze strutturali, iniziative di innovazione per sfruttare le ricadute positive del digitale e dell’Intelligenza artificiale.   

Accanto alla Commissione Ue, il Parlamento di Strasburgo non resta con le mani in mano. Ieri le commissioni Empl e Sant (Lavoro e Sanità) hanno aperto ad audizioni di stakeholder ed esperti in vista di un futuro report sulle condizioni di lavoro, sulla salute professionale, sulle retribuzioni e opportunità di carriera dei sanitari, senza trascurare la formazione permanente, il tema delicato della mobilità e quello ancor più scottante dell’integrazione e attrazione di operatori da Paesi terzi. L’Eurocamera porrà attenzione anche al nodo delle attrezzature nelle strutture sanitarie, all’innovazione e digitalizzazione dell’assistenza, dalla telemedicina al ricorso all’Ia.

Tra gli auditi la Fiaso, la Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere, che con il presidente Giovanni Migliore ha parlato tra l’altro di “una piattaforma nazionale di mobilità interaziendale” che “permetterebbe ai professionisti di spostarsi senza lasciare il servizio pubblico, rafforzando coesione e stabilità del personale”. E ha chiosato: “Le direzioni aziendali devono avere più strumenti e autonomia per guidare il cambiamento, eliminando la rigidità organizzativa imposta da norme anacronistiche". Infine, l'appello all'Europa: "Serve un piano europeo per la forza lavoro sanitaria, che investa su formazione, innovazione digitale e condizioni di lavoro attrattive. È il momento di agire: solo così renderemo le professioni sanitarie attrattive, sicure e sostenibili, garantendo ai cittadini un sistema universale ed equo”.

Il piano d’azione della Commissione parte dall’assunto che lo sviluppo professionale continuo (Cpd) sia lo strumento chiave per salvaguardare la sicurezza dei pazienti nel contesto della mobilità transfrontaliera di professionisti del settore sanitario e pazienti stessi. Di conseguenza, la capacità dei sistemi di fornire servizi e soddisfare le nuove richieste di assistenza dipende fortemente dalla disponibilità di una forza lavoro flessibile e in possesso delle competenze adeguate.

Tuttavia, persino l’Organizzazione mondiale della sanità è ormai preoccupata per la crescente dipendenza europea da operatori sanitari che arrivano da oltreconfine. Secondo un rapporto Oms diffuso pochi giorni fa, il numero di medici e infermieri formati all'estero nella regione europea è aumentato rispettivamente del 58% e del 67% in un decennio. In pratica, tra il 2014 e il 2023 il dato di nuovi medici nella forza lavoro continentale è quasi triplicato, mentre il numero di infermieri è quintuplicato. Un boom cui hanno contribuito in modo preponderante Germania e Regno Unito, tra le destinazioni più attrattive per i lavoratori della salute che giungono da Paesi terzi, soprattutto in via di sviluppo. Ma queste migrazioni stanno penalizzando al tempo stesso le nazioni dell’Europa meridionale e orientale a favore di quelle del Nord e dell’Ovest.

Si tratta di gap che potrebbero aggravarsi nei prossimi anni per colpa dell’invecchiamento della popolazione e la crescente domanda di assistenza medica, soprattutto connessa alle cronicità. Senza dimenticare i pensionamenti nel settore sanitario che potrebbero essere difficili da rimpiazzare. In alcuni Paesi, oltre il 40% dei medici ha almeno 55 anni: un problema che l’Italia conosce benissimo. Non a caso l’Oms ha spronato gli Stati a rafforzare le misure per trattenere i propri operatori sanitari e migliorare la pianificazione dei fabbisogni professionali futuri.  


Sempre più vicini ai nostri lettori.
Segui Nursind Sanità anche su Telegram