Farmaci equivalenti in pericolo: l'industria italiana lancia l'allarme
L'analisi del Rapporto dell'Osservatorio Egualia-Nomisma invita a rivedere le politiche economiche e le gare d'appalto per scongiurare il rischio di carenze e garantire l'accesso ai medicinali essenziali

Nonostante la sua importanza per la salute pubblica e la sostenibilità del sistema sanitario, l'industria italiana dei farmaci equivalenti sta affrontando una crisi profonda. Per il decimo anno consecutivo, il Rapporto dell'Osservatorio Egualia-Nomisma scatta una fotografia del mercato non senza tralasciare segnali di allarme e possibili vie di fuga. Il documento, presentato oggi a Roma, rivela che, pur essendo un settore produttivo e occupazionale cruciale, la sua redditività è messa a dura prova dall'aumento dei costi di produzione e dalla rigidità dei prezzi. Se non si interviene con misure adeguate, secondo gli autori del Rapporto e i vertici dell’Associazione di imprese del settore, l'accesso a terapie essenziali per milioni di cittadini è a rischio.
UN SETTORE PRODUTTIVO IN DIFFICOLTÀ
L'industria dei farmaci equivalenti in Italia, ad oggi, è un pilastro economico, con 102 aziende e quasi 11mila dipendenti diretti. Ma i dati mostrano che i costi di produzione sono aumentati del 32% tra il 2019 e il 2023, mentre i prezzi dei farmaci sono rimasti bloccati, a volte addirittura in calo. Questa forbice tra costi crescenti e prezzi fissi sta erodendo i margini delle aziende, rendendo insostenibile la produzione di medicinali critici. La situazione è aggravata dalla dipendenza dell'Europa da fornitori esteri per materie prime e principi attivi, una vulnerabilità che espone il mercato a rischi di carenza e interruzione delle forniture.
"SERVE UNA NUOVA AGENDA INDUSTRIALE EPR I FARMACI CRITICI"
Focus del Rapporto dell’Osservatorio, illustrato da Lucio Poma, capo economista di Nomisma, è stata la relazione tra le politiche nazionali ed il Critical Medicines Act. L’esperto ha sottolineato come il continente europeo acquisti all’estero il 48% dei principi attivi, il 60% degli intermedi e l’85% delle materie prime regolamentate. Il sistema però così strutturato amplifica i rischi di interruzione delle forniture, rendendo urgente una politica industriale europea per i farmaci critici essenziali. Ecco quindi che serve, secondo Poma, "fare presto una nuova agenda industriale per i farmaci critici: per costruire impianti esistenti e nuovi, ma sostenibili nel lungo periodo. "Perché questo progetto– ha ricordato Poma – diventi operativo serve una tempestiva revisione delle politiche di prezzo, rimborso e acquisto pubblico”. Poma ha aggiunto che a livello europeo, il pane ha segnato +45% e l’indice generale dei prezzi al consumo +30%, ma i farmaci equivalenti critici sono fermi a +2% e quelli più diffusi addirittura deflattivi a –8%. "Questa forbice – che distingue nettamente questi farmaci da quelli innovativi – mette a rischio la sostenibilità industriale degli equivalenti”.
IL PIANO PER AFFRONTARE LA CRISI
Nel dettaglio, dal documento emerge un piano per affrontare la crisi dell'industria farmaceutica italiana. Il punto di partenza è l'urgente necessità di adeguare i prezzi dei farmaci fuori brevetto, un passo fondamentale per scongiurare il rischio che le multinazionali ritirino dal mercato principi attivi essenziali, rendendo la loro produzione economicamente insostenibile.
Viene inoltre proposto un profondo cambiamento nelle gare pubbliche. L'obiettivo è superare l'attuale sistema che privilegia il prezzo più basso, adottando i criteri MEAT (Most Economically Advantageous Tender). Questo permetterebbe di valutare anche la qualità e la stabilità della fornitura. A tale scopo, si suggerisce l'introduzione di un floor price (prezzo minimo) per eliminare le offerte anomale. Parallelamente, si rende necessario un obbligo di gare multi-aggiudicatarie per diversificare i fornitori e ridurre la concentrazione di mercato, un fattore di rischio che espone il sistema a carenze diffuse.
"STOP AL PAYBACK SUI FARMACI A BREVETTO SCADUTO"
Tra le misure più urgenti c'è la richiesta di superare il meccanismo del payback sui farmaci a brevetto scaduto e di incentivare la produzione all'interno dell'Unione europea. Queste azioni non mirano a fornire sussidi, ma a creare un quadro normativo ed economico equo, che consenta a un settore strategico di prosperare e continuare a garantire farmaci accessibili a tutti. "ll Rapporto di quest’anno – ha dichiarato Stefano Collatina, presidente di Egualia – ci consegna una fotografia chiara: il comparto degli equivalenti cresce, investe, dà lavoro, ma è schiacciato da regole che ne minano la sostenibilità. Se i prezzi restano fermi, mentre i costi produttivi aumentano a doppia cifra, il rischio è che molte aziende siano costrette ad abbandonare i farmaci essenziali, lasciando i cittadini senza cure di base. Non chiediamo sussidi a fondo perduto – ha proseguito – ma condizioni economiche e regolatorie eque. Non si tratta solo di investire di più, ma di spendere meglio: prezzi sostenibili, gare multi-aggiudicatarie, basi d’asta realistiche, incentivi alla produzione europea e abolizione del payback sui fuori brevetto o esclusione dal tetto di spesa”. Collatina ha poi sottolineato il rischio sistemico per il Ssn: "Se cede l’industria dei fuori brevetto, crolla l’intera impalcatura dell’accesso ai farmaci. Le carenze stanno aumentando, e riguardano proprio i farmaci più critici per i pazienti cronici”. Infine, il presidente ha lanciato un richiamo alla responsabilità politica: “I farmaci equivalenti non sono una commodity. Sono la spina dorsale delle terapie quotidiane per milioni di cittadini. Senza di loro non c’è Ssn sostenibile, non c’è autonomia strategica europea, non c’è equità per i pazienti. È il momento di passare dalle dichiarazioni ai fatti: il tempo è già scaduto".
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