Manovra, il pressing dei sanitari: "Investire sui professionisti"
Arriva oggi in Cdm il Documento programmatico di bilancio. Medici e infermieri sugli scudi. Nursind: "Servono risorse ad hoc per la categoria". Anaao-Assomed: "Siamo a un bivio: o si investe sui lavoratori o il Ssn chiude"

Cresce l’attesa sulla manovra. Già oggi in Consiglio dei ministri è atteso il Documento programmatico di bilancio. Gli infermieri da una parte e i medici dall’altra hanno ben chiaro cosa serve a una sanità pubblica sempre più in affanno. La richiesta è comune: investire sui professionisti.
Il Nursind insiste nel dire che stavolta “la manovra deve prevedere risorse specifiche per gli infermieri, che sono la categoria più in crisi del panorama sanitario italiano. Altrimenti – sottolinea il segretario nazionale Andrea Bottega – gli ospedali chiuderanno”. Nel dettaglio, i professionisti chiedono: “Fondi per l’indennità di specificità infermieristica, visto che la differenza con gli altri professionisti è di soli 35 euro lordi mensili, e stanziamenti per raddoppiare le indennità di disagio riservate al personale turnista, che è quello più in difficoltà e più in fuga dal Ssn per il lavoro particolarmente usurante che svolge. Fa piacere che il ministro Schillaci annunci risorse e assunzioni. Ma - avverte Bottega - sarà l’entità delle cifre che verranno stanziate a fare la differenza”.
Il sindacato dei medici Anaao-Assomed, dal canto suo, ribadisce la stretta esigenza di dare una svolta alla sanità e soprattutto ai suoi professionisti: “Si passa – commenta il segretario nazionale Pierino Di Silverio- da una possibile svolta riguardo gli stipendi di medici e dirigenti sanitari, all’ennesima delusione per le promesse disattese. In mezzo ballano circa 500 milioni che servono a defiscalizzare (ricordiamo che i dipendenti pubblici hanno la pressione fiscale più alta contribuendo per l'80% alle casse dell'erario contrariamente ai privati) o aumentare quella parte dello stipendio che dà conto dell’affezione dei medici al nostro Ssn e a sanare la profonda iniquità tra medici e dirigenti sanitari nelle risorse per l'indennità di specificità creata dalla precedente legge di bilancio”. “Se dovessimo 'spuntarla' - continua - per una volta potremmo riconoscere che si inizia a investire realmente sui medici e sui dirigenti sanitari, avviando quel percorso di recupero dell'inflazione che potrebbe trovare nei prossimi due contratti già finanziati l’espressione finale”. Anche Di Silverio infine avverte: “Sia chiaro che senza investimenti robusti sul personale, richiesti anche dal Ministro della salute, il sistema non reggerà. E non sarà sufficiente stanziare risorse su capitoli diversi per mettere a tacere il bisogno impellente di risollevare la categoria dopo anni di parole al vento”. Di qui “l’appello al governo: non perdiamo questa occasione. La reazione della categoria sarebbe devastante, saremo costretti ad andar via e soprattutto non riusciremo a fermare l’emorragia di colleghi e colleghe che abbandonano gli ospedali. Non si tratta di rivendicazioni corporative, ma di una esigenza sociale, civica, professionale”.
“Il momento è ora” incalza anche il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, Filippo Anelli. Che continua: “È il tempo di investire sulla salute degli italiani e sui professionisti che quella salute garantiscono, ogni giorno, in ogni luogo, ad ogni persona”. “Investire in sanità - conclude - conviene: non solo perché genera salute, ma anche perché è un volano per l’economia. Tanto che, come ha dimostrato il Censis, si riesce quasi a raddoppiare il valore dell’investimento iniziale, recuperando 1,84 euro per ogni euro speso”.
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