Aborto, "troppi ginecologi obiettori, apriamo la pratica alle ostetriche"
Il Pd con il senatore e medico Crisanti presenta un ddl che allarga gradualmente alle professioniste la facoltà di effettuare l'Ivg. Il primo firmatario a Nursind Sanità: "Vogliamo solo facilitare l'applicazione della 194". Sostegno da M5s e Avs

Permettere anche alle ostetriche di effettuare l'interruzione volontaria di gravidanza, come avviene in alcuni Paesi, per esempio Inghilterra, Francia e Svezia. Questa la proposta del senatore del Pd e medico Andrea Crisanti, che ha depositato in Senato un disegno di legge che ha incassato l'appoggio anche di M5s e Avs, con l'obiettivo di facilitare l'accesso all'aborto nelle quasi 300 strutture abilitate. La proposta “non incide sulla legge 194, ma ha l'obiettivo di facilitarne l'applicazione”, sottolinea il primo firmatario in conferenza stampa a palazzo Madama. Dal 1978, quando entrò in vigore la norma, peraltro, “gli aborti si sono ridotti del 70%”, tuttavia persiste un problema di accesso dovuto all'alto numero di obiettori di coscienza: tra i ginecologi si raggiunge il 65% con punte del 90% in Molise e numeri molti alti anche in Sicilia e Campania dove si arriva al 70-75%.
Partiamo dalla situazione attuale. Le ostetriche sono oltre 20mila, "più dei ginecologi - spiega Crisanti - e hanno una presenza molto capillare nel territorio. Sono professioniste formate che vanno valorizzate e già effettuano procedure mediche come il raschiamento". Dall'altro lato, abbiamo i ginecologi, che come abbiamo visto in maggioranza si rifiutano di effettuare la Ivg, ma anche tra gli altri "molti non se ne occupano, perché sono figure apicali impiegate in altre mansioni". Il risultato è che "solo il 10-15% effettua l'interruzione". Riguardo poi alle strutture a cui le donne possono rivolgersi, Crisanti spiega che delle 540 abilitate "sono circa la metà, 291, quelle in cui si procede effettivamente con la Ivg".
Per questo il senatore vuole "ampliare la platea, allineandoci ad altri Paesi europei e alle indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità che ha individuato queste professioniste come in grado di eseguire l'interruzione, specialmente quella farmacologica, che significa somministrare un farmaco e poi fare vigilanza post trattamento". Quindi in una prima fase le ostetriche potrebbero essere coinvolte in questo trattamento e intanto formarsi per effettuare anche l'intervento chirurgico.
Crisanti ha già l'appoggio dei partiti di opposizione, ma guarda oltre e lancia un appello alla maggioranza: "Ringrazio i colleghi di M5S e Avs che hanno firmato. So - spiega a Nursind Sanità - che si tratta di un tema divisivo e nella maggioranza è più complicato avere un sostegno, ma questa è una sfida che lanciamo a persone che hanno un approccio costruttivo su questo tema".
La senatrice pentastellata Elisa Pirro, partecipando alla presentazione, sottolinea la necessità di "garantire l'attuazione della legge in modo capillare: in particolare al Sud ci sono zone in cui è impossibile per le donne accedere al servizio più vicino alla residenza e quindi assistiamo al fenomeno, anche in questo caso, della migrazione sanitaria".
Infine il testo. Dal titolo 'Modifiche al decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 206, in materia di attività di competenza dell’ostetrica' il ddl si compone di due articoli. Nella premessa si legge che "la figura delle ostetriche è, per delicatezza del compito e soprattutto per competenze, la più idonea per tale ruolo". Si tratta infatti di una "professione sanitaria a tutti gli effetti della legge 42 del 1999. Oggi l’ostetrica ha compiti molto simili, e spesso sovrapponibili, a quelli dei ginecologi". Grande attenzione poi alla formazione: al secondo articolo infatti si legge che "il Ministro della Salute, sentita la Federazione nazionale degli Ordini della professione di ostetrica, definisce specifici programmi formativi finalizzati all’acquisizione, da parte delle ostetriche già esercenti la professione, delle conoscenze e delle competenze" necessarie appunto per svolgere questo nuovo ruolo.
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