03 Novembre 2025

Manovra e sanità: subito al centro risorse, infermieri e farmaceutica

Al via le audizioni in Senato per la legge di Bilancio. Aiop positiva: "Bene l'aumento dei fondi". Il Gimbe ribatte: "Siamo di fronte a un definanziamento". Fnopi: "Valorizzare i professionisti". Farmindustria chiede un ulteriore sforzo sul payback

Di NS
Manovra e sanità: subito al centro risorse, infermieri e farmaceutica

Luci e ombre, apprezzamenti e critiche. Alcuni tra i principali stakeholder del panorama sanitario italiano hanno messo sul tavolo la loro visione circa la legge di Bilancio 2026 da 18,7 miliardi di euro che inizia oggi il suo iter parlamentare al Senato. Le audizioni nelle commissioni Bilancio riunite hanno mostrato la consapevolezza diffusa che gli spazi di manovra sono strettissimi, ma comunque il Parlamento ha potuto raccogliere pareri, indicazioni e recriminazioni.

AIOP: “BENE LE RISORSE PER LE TARIFFE”
L’Aiop, con il presidente nazionale Gabriele Pelissero, ha espresso un’opinione “in linea di massima positiva” soprattutto per la continuità con le manovre precedenti: “Abbiamo osservato come questa legge riprenda una visione presente nelle precedenti leggi di Bilancio”. In particolare, secondo Aiop, “le previsioni di posta economica che riguardano il Ssn e in particolare la nostra componente rispondono alle due esigenze fondamentali del servizio pubblico: l’incremento dei volumi delle prestazioni per combattere il fenomeno delle cosiddette liste d’attesa e l’incremento della disponibilità alle Regioni per utilizzare la componente di diritto privato per aumentare i volumi di prestazioni”. Bene per l’associazione dell’ospedalità privata, inoltre, l’incremento delle poste di bilancio previste per le tariffe sia delle prestazioni ospedaliere che di specialistica ambulatoriale. Come ha ricordato Pelissero, infatti, “noi lavoriamo con tariffe datate, che hanno anche più di dieci anni e che per il solo valore inflattivo hanno perso il 23,9% del loro valore”. Proprio il rifinanziamento del sistema tariffario, secondo Aiop, infine potrà incidere sui rinnovi contrattuali, anche se “sarà necessaria una notevole successiva attività di tipo amministrativo da parte del governo”. L’auspicio dell’associazione è che gli incrementi di tariffazione siano “solo la premessa per un’evoluzione” che prosegua nelle prossime annualità e che stabilizzi così “la capacità di prestazioni a valori sostenibili”.

GIMBE: “DOPO IL 2026 IL PIATTO PIANGE”
Di tutt’altro tenore il giudizio sulla manovra che è arrivato dalla Fondazione Gimbe, convinta che “l’apparente aumento delle risorse mascheri in realtà un definanziamento strutturale: tra il Fsn effettivo e quello che si sarebbe ottenuto mantenendo il livello di finanziamento stabile al 6,3% del Pil nel 2022, si registra un gap cumulato di 17,5 miliardi nel periodo 2023–2026. In altre parole, a fronte di miliardi sbandierati in valore assoluto, la sanità pubblica ha perso in quattro anni l’equivalente di una legge di Bilancio, mentre per cittadini e Regioni crescono liste di attesa, spesa privata e diseguaglianze di accesso”. “Il disegno di legge sulla manovra 2026 – ha dichiarato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione – è molto lontano dalle necessità della sanità pubblica: le risorse stanziate non bastano a risollevare un Servizio sanitario nazionale (Ssn) in grave affanno, sono insufficienti per coprire tutte le misure previste e mancano all’appello priorità cruciali per la tenuta della sanità pubblica”. Nel dettaglio, secondo l’analisi Gimbe, il boom di risorse riguarda esclusivamente il 2026, quando il Fsn crescerà di 6,6 miliardi (+4,8%) rispetto al 2025, grazie a 2,4 miliardi previsti dalla manovra 2026 e, soprattutto, a 4,2 miliardi già stanziati con le precedenti manovre, in gran parte già allocati per i rinnovi contrattuali del personale sanitario. Nel biennio successivo, invece, la crescita del Fsn in termini assoluti è irrisoria: 995 milioni (+0,7%) nel 2027 e 867 milioni (+0,6%) nel 2028. Quindi la pars construens dell’audizione Gimbe in Senato: “Se vogliamo davvero rilanciare il Ssn – ha continuato Cartabellotta – è indispensabile avviare un rifinanziamento progressivo accompagnato da coraggiose riforme strutturali di sistema. Perché aggiungere fondi senza riforme riduce il valore della spesa sanitaria, mentre varare riforme senza maggiori oneri per la finanza pubblica crea solo ‘scatole vuote’, così come è accaduto per il decreto Anziani e soprattutto per il decreto Liste di attesa”. Le proposte che ha avanzato la Fondazione sono: una “tassa di scopo su prodotti nocivi alla salute (sin taxes: tabacco, alcol, gioco, bevande zuccherate), oltre a imposte su extraprofitti e redditi molto elevati”; “una rivalutazione dei confini tra spesa pubblica e privata: revisione del perimetro Lea accompagnata da una ‘sana’ riforma della sanità integrativa per aumentare la spesa intermediata su prestazioni extra-Lea e da una revisione mirata delle compartecipazioni alla spesa sanitaria (ticket)” e “un piano nazionale di disinvestimento da sprechi e inefficienze, con riallocazione di risorse su servizi e prestazioni sotto-utilizzate”.

FNOPI: “BENE LE SCELTE IN CONTINUITA' A SOSTEGNO DEGLI INFERMIERI”
L’intero Ssn è in affanno, ma ad essere maggiormente in crisi sono gli infermieri, uno dei pilastri fondamentali su cui si regge la sanità italiana. La presidente della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche, Barbara Mangiacavalli, ha salutato positivamente alcune scelte di continuità che sono state fatte in manovra, a cominciare dall’incremento dell’indennità di specificità infermieristica. “In un contesto contrassegnato dall’invecchiamento della popolazione e dalla crescente domanda di assistenza territoriale – ha dichiarato Mangiacavalli – il rafforzamento del ruolo degli infermieri rappresenta una scelta lungimirante e necessaria per il Paese”. La Fnopi ha accolto dunque positivamente “la previsione di aumenti retributivi attraverso l’ulteriore incremento dell’indennità di specificità infermieristica – da 285 a 480 milioni di euro annui da mettere a terra nell’ambito della contrattazione collettiva nazionale – che favorisce la fidelizzazione del personale e migliora la motivazione e il benessere organizzativo, elementi essenziali per garantire qualità e sicurezza delle cure. L’indennità, per gli infermieri, non deve essere considerata come un beneficio accessorio, ma come uno strumento di politica sanitaria, capace di incidere concretamente sull’efficienza, sull’equità e sulla resilienza del sistema. La Federazione auspica poi che l’indennità di esclusività, già prevista per la dirigenza medica e sanitaria, venga estesa anche ai dirigenti delle professioni sanitarie”. Gli infermieri guardano poi con molto interesse alla “tassazione agevolata con imposta sostitutiva al 15% sui compensi erogati per prestazioni aggiuntive svolte dal personale sanitario, con l’obiettivo di rendere più vantaggiosi questi compensi per garantire la continuità dell’assistenza e la risposta a situazioni critiche, pur nella consapevolezza che è solo con nuove assunzioni sarà possibile migliorare le attuali condizioni di lavoro e assicurare servizi più efficaci alla cittadinanza. Per questo, per la Fnopi, ben vengano le autorizzazioni a nuove immissioni in servizio, per garantire una risposta adeguata alla crescente domanda di cure e assistenza della popolazione”. “Essenziale però garantire che le risorse siano distribuite in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, evitando disparità tra Regioni e assicurando pari opportunità di accesso ai servizi e di crescita professionale”, ha detto Mangiacavalli, apprezzando anche le disposizioni volte a valorizzare la peculiare attività svolta nei servizi pubblici di pronto soccorso: una misura che contribuirà a contrastare la crescente difficoltà nel reperire personale disposto a lavorare in ambienti ad alta intensità assistenziale, spesso caratterizzati da carichi di lavoro e stress elevati, turni notturni e festivi, e una forte pressione emotiva. “Il quadro delineato dalla manovra – per Fnopi – testimonia l’attenzione delle istituzioni al complesso percorso in atto volto al riconoscimento delle competenze, della dedizione e della responsabilità degli infermieri nel sistema della sanità, confermandone il contributo essenziale alla tutela della salute pubblica. Pur nelle difficoltà economiche contingenti, questi interventi rappresentano un nuovo passo significativo per rendere la professione infermieristica più attrattiva, sostenibile e capace di rispondere efficacemente ai bisogni di pazienti e cittadini”. Mangiacavalli ha auspicato infine “che queste misure siano accompagnate da un piano strutturale di investimento nella formazione, nella ricerca infermieristica e nello sviluppo di nuovi modelli organizzativi, in grado di promuovere l’autonomia professionale e l’integrazione multidisciplinare”.

FARMINDUSTRIA: “SERVE UNA ULTERIORE RIDUZIONE DEL PAYBACK”
Priorità diverse, naturalmente, sono quelle messe sul tavolo da Farmindustria che con il presidente Marcello Cattani ha posto l’accento sulla riforma del payback: “La riforma fondamentale è il superamento dell’onere del payback sulla spesa farmaceutica ospedaliera a carico delle aziende”. Il numero uno di Farmindustria, commentando il disegno di legge di bilancio 2026 ha parlato di “misure importanti che rafforzano il Ssn” e di “più risorse per sanità e farmaceutica, in un quadro di gestione prudente e responsabile della finanza”, citando la cancellazione del payback dell’1,83% e l’adeguamento - “positivo” – dei tetti (+0,2% acquisti diretti e +0,05% convenzionata). Tuttavia, ha sottolineato Cattani, “il risultato complessivo non è ancora pienamente sufficiente affinché l’Italia rimanga attrattiva per investimenti e innovazione e possa conservare la sua leadership in Europa”. Per poi tornare a insistere: “Non possiamo aspettare la legge di Bilancio del prossimo anno: serve subito una ulteriore riduzione del payback sugli acquisti diretti”. Tra le proposte avanzate da Farmindustria c’è quella di “alzare il tetto dell’1%, come le imprese hanno proposto al governo nei mesi scorsi, per adeguare le risorse all’innovazione, o almeno a 0,5% come emerso in interviste del ministero della Salute nelle scorse settimane”. Oltre alla proposta di escludere i plasmaderivati “dalla spesa soggetta al tetto, in quanto medicinali salvavita, inseriti tra i farmaci critici e di particolare rilievo per la sicurezza nazionale”. Ampio spazio infine al capitolo prevenzione con la richiesta di “aumentare ulteriormente le risorse, specie per immunizzazione e screening”. Oltre che di “promuovere come Italia in ambito Ue la proposta di considerare immunizzazione e screening quali investimenti per la sicurezza sociale e per la resilienza, quindi rientranti fra le priorità comuni delle nuove regole della governance economica Ue”.


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