Medicina generale, firmato l'Accordo collettivo nazionale: in campo 300 milioni l'anno
Il segretario Fimmg Scotti: "Cambio di passo importante. Ora puntare a intesa 2025-2027 entro giugno". Gli obiettivi e le richieste del sindacato
È stato firmato oggi l'Accordo collettivo nazionale (Acn) di medicina generale 2022-2024 che mette in campo 300 milioni annui e che fa parlare il segretario generale Fimmg, Silvestro Scotti di "un cambio di passo importante", anche se, ha sottolineato, "non siamo ancora al traguardo".
"La firma di oggi rilancia la stagione contrattuale che non può dichiararsi conclusa: l’auspicio è che l’impegno per la conclusione delle prossime trattative entro giugno 2026, come già preannunciato dal presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga e dal presidente del Comitato di settore Marco Alparone durante il nostro Congresso di ottobre, possa essere rispettato", ha commentato infatti Scotti dopo l'intesa sosttoscritta in Sisac, la Struttura interregionale sanitari convenzionati.
LA PROSPETTIVA DEL PROSSIMO ACCORDO 2025-2027
L’accordo arriva "a meno di un mese dall’atto di indirizzo grazie anche all’impegno del ministero della Salute con il ministro Orazio Schillaci e del Mef con il ministro Giancarlo Giorgetti che rapidamente hanno concluso l’iter di approvazione degli atti di loro competenza", fa sapere la Fimmg. Questo Acn, ribadisce il sindacato, "segna un cambio di passo per la medicina generale: si recupera l’arretrato 2022-2024, compresi 150 milioni di contribuzione previdenziale riferiti al 2024 e 2025, e si apre subito il cantiere 2025-2027, così da riallineare i rinnovi al periodo di riferimento".
GLI OBIETTIVI ECONOMCI E NON SOLO
L’obiettivo non è solo economico: "Si punta a una reale simmetria tra la vigenza delle norme statali — con particolare attenzione all’attuazione del Pnrr — e la convenzione dei medici di famiglia. Sul piano economico, l’Acn riconosce un incremento complessivo vicino al 6%, mettendo in campo circa 300 milioni di euro annui. Circa il 70% dell’aumento è destinato alle quote fisse capitarie e orarie, mentre il restante 30% confluisce in un fondo per le attività delle Aft, erogato ai medici in base al raggiungimento di obiettivi. Le risorse eventualmente non utilizzate del fondo saranno reinvestite in ulteriori progettualità, così da evitare dispersioni e massimizzare l’impatto sull’assistenza territoriale". Sotto il profilo normativo, "l’accordo introduce correzioni mirate in attesa di una revisione organizzativa più ampia nel prossimo rinnovo. Tra le priorità, maggiore flessibilità per i medici neo-genitori e specifiche forme di supporto per i medici in formazione titolari di incarichi temporanei, per favorire ingresso e permanenza nella rete delle cure primarie. Grande attenzione anche ad una maggiore collaborazione tra le diverse branche, il testo richiama alla responsabilità della prescrizione diretta degli esami e delle visite di controllo ritenuti appropriati da parte di tutti i medici coinvolti nel percorso — inclusi gli specialisti — proponendo così una maggiore integrazione e una partecipazione più ampia al percorso assistenziale".
LA RICHIESTA DI RISORSE IMMEDIATE
In questo quadro, ancora una volta dalla Fimmg arriva con forza la richiesta di un sostegno immediato alla capacità produttiva degli studi, delle équipe e delle dotazioni tecnologiche: "Serve immediatamente il nuovo atto di indirizzo – ha evidenziato Scotti - ma non solo: serve un'immediata iniezione di risorse economiche nella legge di Bilancio che dimostri attenzione e fiducia verso il personale convenzionato da parte del governo e del ministero della Salute. Risorse irrinunciabili se si vuole generare carburante per far correre la nostra organizzazione, il personale di studio, le dotazioni strumentali di cui non possiamo più fare a meno". Il leader Fimmg ribadisce che bisogna uscire dal paradosso secondo il quale, nell'ambito della legge di Bilancio, concepire manovre come la defiscalizzazione, la riduzione della pressione fiscale sulle quote variabili o le agevolazioni contributive sulle assunzioni del personale sia un tabù per la medicina convenzionata, mentre risulta obiettivo facile, congruo e coerente se a favore del personale dipendente. "Se non si andrà rapidamente verso questa direzione - ha avvertito Scotti - ci rimarrà solo da pensare che si voglia ridurre l’amplificazione della nostra capacità assistenziale ormai allo stremo per l’aumento del carico assistenziale a fronte di un numero di medici di famiglia che rischia di diminuire ancora. Noi non abbiamo alcuna intenzione di rallentare la corsa ad una medicina generale che è pronta alle sfide non più rimandabili del futuro".
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