Lo dice anche l'Ocse: la carenza di infermieri è la vera emergenza
Il rapporto 'Health at a glance 2025' sottolinea luci e ombre sullo stato di salute e i fattori di rischio per gli italiani. Bene l'aspettativa di vita e la copertura del Ssn. Male su fumo, inquinamento e sedentarietà. Ma il vero buco è la penuria di professionisti
Luci e ombre nella posizione dell’Italia rispetto agli altri Paesi Ocse in materia di status della salute collettiva e fattori di rischio per la popolazione. Intanto va detto che in tutta l’area dei 38 membri, tra i quali le nazioni più industrializzate, la spesa sanitaria sul Pil è arrivata al 9,3%, mentre dalle nostre parti ristagna poco sopra l’8% (considerando tutte le voci aggregate tra pubblico e privato). Ma pesa soprattutto la carenza di infermieri: un baratro ci separa dai partner più avanzati. E tuttavia il nostro Paese si trova sopra la media in relazione a sette dei dieci indicatori chiave individuati per misurare le condizioni di salute e, appunto, i potenziali rischi.
I numeri emergono dal rapporto ‘Health at a glance 2025’, con cui tra l’altro l’Ocse fornisce tradizionalmente un resoconto sul funzionamento dei sistemi sanitari negli Stati aderenti e in quelli candidati a entrare. L'analisi, va detto, si basa sulle più recenti statistiche nazionali ufficiali comparabili e su altre fonti. Uno dei dati chiave, in riferimento a tutta l’area, è quello dei 3 milioni di decessi prematuri tra under 75enni che si sarebbero potuti evitare con una migliore prevenzione e assistenza sanitaria. L’altro numero allarmante riguarda la percentuale di adulti in sovrappeso o obesi. Si arriva al 54%, con un quindicenne su cinque che soffre di una forma fisica non ottimale.
Tornando all’Italia, ovviamente brilliamo per l’aspettativa di vita: 83,5 anni, 2,4 anni sopra la media Ocse. Bene anche sulla mortalità evitabile: 93 casi per 100mila abitanti contro una media di 145, con 52 casi di mortalità trattabile su 100mila persone contro 77. Incoraggiante anche il dato relativo al tasso di suicidi: 6 per 100mila abitanti contro un livello dell’area di 11 morti. Inoltre, solo il 5,9% degli italiani valuta il proprio stato di salute cattivo o molto cattivo contro una media Ocse dell’8%. Sul fronte dell’obesità, solamente il 12% degli abitanti della Penisola si considera a rischio, contro una media dei Paesi avanzati del 19%.
Fin qui i dati positivi. Se invece si considerano i fattori di rischio, il 19,5% degli italiani ha il vizio del fumo contro una media Ocse del 14,8%. Il consumo di alcol è di 8 litri annui pro capite contro una media degli altri partner di 8,5 litri. Male sull’attività fisica: il 45% degli adulti nostri connazionali è sedentario contro un livello Ocse al 30%. E infine l’inquinamento atmosferico: gli italiani sono esposti a 14,3 microgrammi per metro cubo di particolato ambientale (Pm2.5) contro una media Ocse di 11,2 microgrammi.
Rispetto invece all’accesso e alla qualità delle cure, l’Italia va meglio della media dei Paesi avanzati in sei dei dieci indicatori individuati nel rapporto. Per esempio, i servizi fondamentali del Ssn coprono l’intera popolazione dello Stivale, mentre in Ocse ci si ferma al 98%. Tuttavia, la soddisfazione dichiarata sulla qualità e disponibilità dei servizi sanitari in Italia staziona al 44%, laddove la media Ocse è al 64%. L'1,8% delle persone nel Bel Paese ha espresso bisogni sanitari insoddisfatti, rispetto al dato generale del 3,4%. Inoltre, in termini di copertura finanziaria, il 73% della spesa in Italia è stato coperto dal pagamento anticipato obbligatorio, una percentuale inferiore alla media dei partner industrializzati, pari al 75%.
Sulla qualità delle cure, in Italia il 95% dei bambini idonei è stato vaccinato contro il trivalente, una percentuale superiore al dato Ocse. Uguale al valore medio la quota di donne sottoposte a screening per il cancro al seno (55%). Poi c’è l’ampio uso, forse eccessivo, che facciamo degli antibiotici: nello Stivale vengono prescritte 21 dosi giornaliere ogni mille abitanti, contro una media Ocse di 16. Tuttavia, lungo la Penisola si sono verificati 224 ricoveri evitabili ogni 100mila abitanti, una percentuale inferiore ai 473 dell’intera area. Infine, in Italia, la mortalità a 30 giorni dopo un infarto miocardico acuto è stata del 4,7% (media Ocse 6,5%) e del 6,9% dopo un ictus (media Ocse 7,7%).
Infine, ecco il tasto dolente delle risorse al sistema sanitario. Qui il nostro Paese sopravanza l’asticella Ocse soltanto in quattro indicatori su dieci. Circa la spesa per la salute, si è già detto delle nostre carenze in termini di esborsi sul Pil, ma l’Italia impegna appena 5.164 dollari pro capite contro una media dei Paesi avanzati di quasi 6mila dollari. Per fortuna, utilizziamo il 4,6% della spesa totale in prevenzione, contro una media Ocse ferma al 3,4%.
Dal punto di vista del personale sanitario, nella Penisola operano 5,4 medici ogni mille abitanti contro il dato generale dei 38 membri pari a 3,9. Purtroppo abbiamo soltanto 6,9 infermieri contro 9,2: e qui si coglie dove sia la vera emergenza. Sugli operatori dedicati alle cronicità, noi siamo appena a 1,5 unità ogni 100 persone over 65, mentre in Ocse il numero raggiunge quota 5. Poi però la Penisola è terra di farmacisti: 140 per 100mila abitanti contro una media Ocse di appena 86.
Sulle strutture ospedaliere e le loro dotazioni, il rapporto evidenzia che la Penisola ha solamente 3 letti di degenza ogni mille abitanti, meno della media Ocse di 4,2. Ci sono inoltre 79 tomografi computerizzati, Pet scanner e risonanze magnetiche per immagini ogni milione di abitanti contro la media dei Paesi avanzati a quota 51. Infine, la quota italiana di farmaci generici è pari al 28% del mercato, praticamente la metà della media Ocse.
Sintesi sull'Italia di 'Health at a glance'
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