Antibiotico-resistenza: 12 mila morti in Italia, un terzo dei decessi ospedalieri
I dati dell'Istituto superiore di sanità. Ma è tutta l'Ue ad essere alle prese con questa emergenza. Ecdc: "Lontani dagli obiettivi 2030". Schillaci: "Il nostro piano nazionale di contrasto strumento cardine". Aifa: "Fondamentali un approccio globale One-Health e la ricerca"
Ben 12mila morti l’anno, in pratica un terzo di tutti i decessi ospedalieri. Sono questi i numeri italiani dell’antibiotico resistenza, una vera e propria emergenza di sanità pubblica. E non consola sapere che in Ue e nello Spazio economico europeo la situazione non sia migliore e che, come sottolinea il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, la resistenza antimicrobica (Amr) continui ad aumentare minacciando di vanificare anni di progressi in campo medico.
I dati resi noti dall’Ecdc oggi - che si celebra la Giornata europea per la consapevolezza degli antibiotici - rivelano come l’Ue non sia sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi di resistenza antimicrobica del 2030. L’Ecdc stima che infezioni resistenti agli antimicrobici causino oltre 35.000 decessi ogni anno nell'Ue/Spazio economico europeo, rappresentando un onere considerevole per gli individui, la società e i sistemi sanitari.
Non a caso il ministro della Salute Orazio Schillaci ha parlato di emergenza sanitaria globale: "L'antimicrobico resistenza, di cui l'antibiotico resistenza costituisce certamente il fattore di peso più importante, rappresenta una delle principali emergenze sanitarie globali, è alimentata nel tempo da un uso eccessivo spesso improprio degli antibiotici sia in ambito umano che veterinario e zootecnico. È una minaccia che per anni è stata una vera e propria epidemia silenziosa presente nelle nostre comunità nei nostri ospedali e strettamente correlata al fenomeno delle infezioni legate all'assistenza, con ricadute gravi sia in termini di salute dei pazienti sia di spese sostenibilità dei servizi sanitari ed è un'emergenza che vede oggi l'Italia fortemente impegnata in prima linea".
IL QUADRO TRACCIATO DALL'ECDC
"Affrontare l'Amr richiede un'innovazione critica su tre fronti chiave: un'azione decisa per un uso responsabile degli antibiotici, pratiche di prevenzione e controllo delle infezioni durature e standardizzate e nuovi antibiotici in fase di sviluppo", ha sottolineato Pamela Rendi-Wagner, direttrice dell'Ecdc.
Il quadro tracciato dall’Ecdc ci rivela come dal 2019, l'incidenza stimata delle infezioni del torrente circolatorio causate da Klebsiella pneumoniae resistente ai carbapenemi è aumentata di oltre il 60%, nonostante l'obiettivo di una riduzione del 5% entro il 2030. Analogamente, quelle causate da Escherichia coli di terza generazione resistente alle cefalosporine sono aumentate di oltre il 5%, nonostante l'obiettivo di una riduzione del 10%.
Anche il consumo di antibiotici è aumentato nel 2024, in contrasto con l'obiettivo di riduzione del 20%. Nel frattempo, la percentuale di antibiotici di prima linea utilizzati – quelli appartenenti al gruppo "Access" della classificazione AWaRe dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che dovrebbero rappresentare almeno il 65% dell'uso totale – è rimasta stagnante intorno al 60%.
LA FOTOGRAFIA ITALIANA
E la situazione in Italia?Come attesta l'Aifa, resta elevato il consumo di antibiotici in Italia, +10% rispetto alla media europea nel 2024, e si utilizzano più antibiotici ad ampio spettro e di ultima linea (“Reserve”). Nella Penisola, ha rivelato l’Istituto superiore di sanità, nel 2024 le percentuali di resistenza alle principali classi di antibiotici per gli otto patogeni sotto sorveglianza continuano a mantenersi elevate, tuttavia per alcune combinazioni patogeno/antibiotico si continua ad osservare un andamento in diminuzione o sostanzialmente stabile rispetto agli anni precedenti, con l’eccezione dell’Enterococcus faecium resistente alla vancomicina, per cui l’andamento invece è in continuo preoccupante aumento. Per quanto riguarda il consumo di soluzione idroalcolica negli ospedali è diminuito il calo visto negli ultimi anni, ma la media rimane molto al di sotto della soglia considerata ottimale. "Oggi, nel nostro Paese, l'antibiotico-resistenza causa circa 12 mila decessi ogni anno, pari a un terzo di tutti i decessi registrati tra i pazienti ricoverati in ospedale – ha affermato il presidente dell’Iss Rocco Bellantone -. Questi numeri non sono meri dati statistici: rappresentano persone, famiglie, comunità colpite da infezioni che, in buona parte, avremmo potuto evitare o curare efficacemente”. Numeri ribaditi anche dal minsitro Schillaci che ha ricordato anche come le infezioni ospedaliere correlate rappresentino “quasi il 6% di budget annuali degli ospedali pubblici”. Di contro, la prevenzione “chiaramente avrebbe un costo molto inferiore e risparmierebbe anche molte vite umane". Il ministro ha posto quindi l’accento sulla necessità di “una visione sistemica per prevenire e controllare le malattie infettive, la resistenza antimicrobica sia in ambito globale, con strategia internazionali, sia nazionale”. Dal canto suo il numero uno dell'Aifa, Robert Nisticò, si è detto convinto che dall’innovazione arriveranno "nuovi strumenti nel contrasto all’antibiotico-resistenza, ma fondamentale restano l’approccio One-Health e la ricerca, la promozione di buone pratiche e le iniziative di informazione e sensibilizzazione”. Il presidente dell'Agenzia italiana del farmaco, si è richiamato all'analisi Ecdc: "Il report dell’Ecdc indica un cammino in salita più o meno per tutti i Paesi europei, con l’Italia che, nonostante flebili segnali di miglioramento su alcuni obiettivi specifici, rimane tra le realtà più critiche. I dati europei e nazionali - ha insistito - sono una ulteriore conferma di quanto sia fondamentale impegnarci tutti per salvaguardare questo prezioso strumento di salute che sono gli antibiotici". Secondo Nisticò, "è necessario adottare un approccio globale One-Health, agendo nella direzione comune di un uso appropriato di questi farmaci in ambito umano, veterinario e zootecnico, e incentivare la ricerca, soprattutto quella indipendente". Schillaci invece si è richiamato al piano nazionale di contrasto che, ha infine evidenziato, "è oggi in Italia strumento cardine per coordinare gli interventi di prevenzione e sorveglianza in ottica one health". Per poi ribadire anche lui che "l'uso degli antibiotici e l'appropriatezza nella prescrizione sono punti cardine”. Anche perché “gli antibiotici non sono risorse infinite. Il loro uso inappropriato accelera la selezione di batteri resistenti”.
Sempre più vicini ai nostri lettori.
Segui Nursind Sanità anche su Telegram