Infermieri, Schillaci: "Ancora un anno senza il vincolo di esclusività"
Il ministro della Salute risponde alla Camera e annuncia la proroga fino alla fine del 2026: "Serve a rispondere al fabbisogno di prestazioni e a valorizzare il personale"
Si va verso la proroga di un anno della sospensione del vincolo di esclusività per il personale del comparto sanitario, infermieri in primis. Lo ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, durante il question time alla Camera. Il ministro, interrogato sul tema dalla deputata della Lega, Simona Loizzo, ha spiegato: “Da un esame dei dati pervenuti – e sono parziali – si è verificato che le autorizzazioni più frequenti riguardano le professioni sanitarie di infermieri, fisioterapisti, dietisti, logopedisti, terapisti della neuro-psicomotricità dell'età evolutiva e tecnici di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare. I dati attualmente raccolti non consentono di delineare un quadro omogeneo però a livello nazionale e questa incompletezza ci impone un po’ prudenza”.
Per questo motivo, ha argomentato, “stiamo comunque valutando l'opportunità di avviare le iniziative necessarie per proporre una proroga del termine fissato dalla norma dal 31 dicembre 2025 a quello del 31 dicembre 2026”. Una proroga che, ha detto ancora Schillaci, persegue due scopi: “Rispondere al crescente fabbisogno di prestazioni richieste dal sistema sanitario” e “valorizzare il personale appartenente al comparto sanità, consentendo allo stesso di svolgere la propria attività, in linea con quanto già previsto per il personale della dirigenza medica, fuori dall’orario di servizio”. Il responsabile del dicastero di Lungotevere Ripa però ha anche precisato: “Ma sia chiaro: la proroga non è un semplice rinvio per inerzia. È la scelta responsabile di chi vuole decidere sulla base di dati completi, e non di impressioni. È il tempo necessario per verificare che tutte le Regioni abbiano adempiuto ai loro obblighi informativi e che tutte le aziende abbiano adottato i regolamenti previsti. La valorizzazione delle competenze dei professionisti sanitari è un obiettivo che condividiamo. L'incremento dell'attrattività di queste professioni, il beneficio economico per lo Stato derivante dal maggior gettito fiscale, sono tutti elementi che pesano nella nostra valutazione. Ma perché ci teniamo a fare le cose bene, vogliamo farlo con dati completi alle mani. Con la certezza che la misura funzioni davvero, ovunque, e non solo in alcune Regioni”. Nel frattempo, ha concluso il ministro, “continueremo a monitorare, a sollecitare le Regioni inadempienti, e a lavorare perché il sistema si doti degli strumenti necessari per una transizione ordinata e efficace”.
Stimolato dal deputato del gruppo misto Luigi Marattin sul ritorno a una gestione a livello centrale della sanità, notoriamente in capo alle Regioni, invece, Schillaci ha ricordato: “Resta sempre in capo allo Stato l’esercizio delle funzioni di indirizzo, controllo e tutela, volte a garantire l’accesso ai Lea e la sostenibilità economica del Servizio sanitario nazionale”. E poi ancora: “Spetta al ministero della Salute stabilire quali prestazioni e servizi debbano essere garantiti su tutto il territorio nazionale, definire i Lea e il relativo monitoraggio, e verificare la qualità, l’efficacia e l’appropriatezza dei servizi erogati”. Per poi concludere: “Lo Stato, quindi, a prescindere da qualsivoglia riforma finalizzata al ripristino della gestione centrale della sanità, può intervenire con strumenti mirati, penso ai Piani di rientro, che prevedono misure di riequilibrio economico e di miglioramento dell’efficienza dei servizi, o eventuali gestioni per tramite di commissari ad acta con poteri straordinari, per assicurare il ritorno a condizioni normali e il pieno rispetto dei Lea”.
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