Risorse limitate e bisogni crescenti: la coperta corta del Ssn
Il Rapporto Oasi-Cergas insiste sulla necessità di fissare priorità concrete, dall'impegno per attrarre infermieri alle remunerazioni adeguate per le prestazioni in regime pubblico. Necessario poi che sul territorio sia garantita continuità assistenziale
Bisogni crescenti dei cittadini cui fanno da contraltare risorse limitate. E’ questa la fase storica che vive oggi il Servizo sanitario nazionale ed è anche il messaggio che ci consegna il Rapporto 2025 dell’Osservatorio sulle aziende e sul sistema sanitario italiano- Oasi, pubblicato dal Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale (Cergas) di SDA Bocconi School of Management.
In un contesto di risorse limitate, bisogni crescenti e domanda non governata, il Ssn non può più permettersi di continuare a inseguire tutto. Oasi richiama la necessità di fissare priorità vere: da un lato, il SSN deve condurre una profonda riallocazione di risorse per conseguire vera efficienza e sostenibilità - meno piccoli ospedali poco sicuri e costosi, concentrazione dei reparti, più efficienza nei grandi ospedali. Dall’altro, chi ha un bisogno più intenso, urgente e complesso deve essere tutelato prima; bisogna definire quale intensità di servizi offrire; quali percorsi di informazione e accompagnamento per chi prioritario non è; come integrare spesa pubblica e privata. Sono le condizioni imprescindibili per rendere sostenibile l’universalismo del sistema e assicurare che pazienti cronici e fragili non restino indietro.
"Il Rapporto Oasi 2025 invita alla consapevolezza: in un Paese che invecchia e che vede restringersi la propria base demografica attiva, il Ssn deve abbandonare le narrazioni rassicuranti e assumere il coraggio delle scelte – ha dichiarato Francesco Longo, responsabile scientifico del Rapporto Oasi -. Definire chi viene prima, con quali servizi e con quale intensità assistenziale non significa ridurre l’universalismo, ma proteggerlo. È l’unica strada per generare valore, ridurre le disuguaglianze e progettare un SSN capace di affrontare le sfide dei prossimi decenni".
SSN IN AFFANNO
L’Italia registra un calo costante della natalità (370mila nascite nel 2024, –26% rispetto al 2014) e un invecchiamento tra i più intensi d’Europa: negli ultimi vent’anni gli over 65 sono aumentati a oltre 3 milioni e la speranza di vita ha raggiunto 83,4 anni. Parallelamente, la forza lavoro è destinata a ridursi di quasi un terzo entro il 2050, con conseguenze dirette sia sul gettito fiscale sia sulla disponibilità di professionisti sanitari. Il Rapporto Oasi identifica quattro fenomeni che confermano la difficoltà del Ssn a definire priorità di intervento chiare e condivise. Tanto per cominiciare le prescrizioni superano la capacità del sistema di erogare. Solo circa il 60% delle ricette si traduce in una prestazione in regime pubblico; il resto è erogato in regime privato o alimenta nei pazienti percorsi tortuosi (come le prescrizioni ripetute) e, talvolta, rinunce. La non autosufficienza cresce più del sistema che dovrebbe sostenerla: gli anziani non autosufficienti sono oltre 4 milioni, ma solo l’8% accede a una Rsa; l’Adi copre il 31% delle persone fragili, con un numero di ore erogate in costante diminuzione rispetto agli anni pre-pandemia. Poi ci sono le disuguaglianze territoriali che persistono: le distanze tra le Regioni restano profonde, l’aspettativa di vita e, soprattutto, quella in buona salute continuano a oscillare in modo significativo lungo la Penisola, in parallelo con un divario socio-educativo più ampio che il Ssn da solo non può colmare. Infine c’è da registrare che l’utilizzo dei servizi sanitari cambia in modo ingiustificato tra Regioni e persino all’interno delle stesse. Specialistica ambulatoriale, accesso al Pronto Soccorso, tassi di ricovero, screening e vaccinazioni mostrano scostamenti significativi. E questo accade nonostante una distribuzione delle risorse finanziarie sostanzialmente equa: il consumo pro-capite di prestazioni dipende ancora troppo da fattori contingenti e “casuali” invece che dal reale bisogno clinico.
LE SFIDE PER IL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE
Accanto ai vincoli strutturali, il Rapporto Oasi individua una serie di ambiti in cui è possibile agire:
1. Lavorare per attrarre infermieri, meno frammentazione professionale. I posti a Medicina sono quasi raddoppiati in dieci anni (da 10.500 a 19.500, destinati a 24.000 con il semestre filtro), ma molte professioni – in primis gli infermieri – restano poco attrattive: nel 2025 le domande coprono solo l’84% dei posti. Altre professioni sanitarie, come fisioterapisti e ostetriche, vivono una situazione opposta. Esistono 22 professioni sanitarie riconosciute, un numero molto alto che aumenta rigidità organizzative.
2. Aggiornamento delle tariffe per i privati accreditati. Con margini prossimi allo zero e tariffe ferme, soprattutto nel settore ospedaliero, molti erogatori sono spinti verso l’attività a pagamento. OASI propone di aggiornare le tariffe allineandole alle priorità di policy: le prestazioni che devono essere garantite dal SSN devono essere remunerate adeguatamente.
3. Procurement più forte e qualificato. Farmaci, dispositivi e servizi acquistati dall’esterno pesano ormai per il 32% della spesa sanitaria: il SSN è un “grande acquirente”. Per questo, OASI segnala l’urgenza di una funzione di procurement più forte e qualificata: oggi governa un terzo della spesa, ma spesso senza strumenti e competenze adeguati in un mercato sempre più complesso.
4. Digitalizzazione dei Medici di medicina generale. Oltre il 60% dei contatti Mmg-pazienti avviene da remoto e la refertazione digitale è quasi completa. Nonostante l’Fse 2.0 e la telemedicina nazionale siano ormai disponibili, il Paese non ha ancora scelto realmente se adottare un modello “digital & remote first”, oppure mantenere l’attuale offerta prevalentemente fisica. Da ciò dipenderanno organizzazione e accessibilità future.
5. Prossimità multicanale. Con 9.000 ambulatori e 2.400 Case della comunità previste, Oasi avverte che il rischio è aumentare la frammentazione. La vera prossimità non è solo vicinanza fisica: significa continuità, multicanalità e un interlocutore stabile, capace di rispondere lungo tutto il percorso assistenziale.
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