04 Dicembre 2025

Obesità: in Italia oltre 20mila morti l'anno per malattie cardiache

L'allarme arriva dai cardiologi della Sic che chiedono di estendere la rimborsabilità dei farmaci contro il sovrappeso a beneficio di chi ha problemi al cuore. E aggiungono: "Inserire nei Lea anche cure per i cardiopatici"

Di NS
Foto di Towfiqu Barbhuiya
Foto di Towfiqu Barbhuiya

Estendere la rimborsabilità dei farmaci anti-obesità, che si sono rivelati molto efficaci non solo contro il diabete, ma anche nel proteggere il cuore, a beneficio di chi ha problemi cardiaci oltre l’eccesso ponderale. È questa la richiesta che arriva dagli esperti della Società italiana di cardiologia (Sic), riuniti a Roma per il Congresso nazionale, che sottolineano il ruolo chiave dell’obesità nel determinare le patologie cardiache. Gli esperti chiedono inoltre che l’estensione della rimborsabilità dei nuovi farmaci anti-obesità, oltre la cura del diabete, debba limitarsi alla categoria prioritaria delle fasce a rischio, e non trasformarsi in una spinta ulteriore a utilizzarli come scorciatoia per perdere peso rispetto ai corretti stili di vita che sono, e devono rimanere, la prima forma di prevenzione primaria.

“L’obesità provoca oltre 20mila decessi l’anno per problemi cardiovascolari, pari al 10% delle 220mila morti per patologie del cuore che ancora si registrano ogni anno in Italia. A livello globale sono stati stimati circa 2 milioni di decessi attribuibili a un indice di massa corporea elevato, cioè a sovrappeso e obesità, e alcuni recenti studi condotti negli Stati Uniti, mostrano che la mortalità per malattia cardiaca ischemica correlata all’obesità, è più che triplicata negli ultimi 15 anni, sottolineando un trend preoccupante”, spiega Perrone Filardi, presidente Sic e direttore del Dipartimento di Scienze biomediche avanzate dell’Università Federico II di Napoli. Poi aggiunge: “Il peso eccessivo è responsabile anche dell’insorgenza della metà delle malattie cardiache. Non solo infarto e ictus, ma anche scompenso cardiaco e fibrillazione atriale dipendono direttamente dai chili in eccesso, che affliggono 4 italiani su 10 obesi o in sovrappeso, spesso per molti anni, con una probabilità maggiore di sviluppare complicanze cardiovascolari per ogni anno vissuto con eccesso ponderale”.

“Un quadro complessivo allarmante per cui l’obesità deve essere considerata un nuovo target terapeutico per la prevenzione delle malattie cardiache, reso possibile grazie alle innovative classi di farmaci anti-obesità che stanno dimostrando benefici che vanno oltre il trattamento dell’eccesso ponderale, con una significativa riduzione dell’incidenza di infarto e ictus”, evidenzia invece Gianfranco Sinagra, presidente eletto della Società italiana di cardiologia e direttore della scuola di specializzazione e della struttura complessa di Cardiologia dell’Università di Trieste. “Proprio in ragione dell’efficacia salva-cuore registrata da questi farmaci in recenti studi, con una riduzione del rischio di eventi cardiovascolari fino al 40% - puntualizza Sinagra -, aprire alla loro rimborsabilità nei pazienti cardiopatici, e non a chi vuole prenderli come dimagrante estetico, significa garantire equità di accesso alle cure a una categoria di pazienti realmente a rischio. Un ampliamento in linea con quanto appena dichiarato dall’Organizzazione mondiale della sanità, secondo cui i farmaci per la perdita di peso rappresentano un nuovo “capitolo” per la lotta, da parte dei servizi sanitari, all’obesità e alle malattie mortali di cui è causa”.

“Ma il contrasto all’obesità deve iniziare fin da piccoli perché è un problema sanitario e sociale che investe la prevenzione “primordiale”, quella che va fatta nei bambini perché l’Italia è il peggiore Paese europeo in termini di incidenza di obesità nei più piccoli - commenta Francesco Barillà, presidente della Fondazione ‘Il Cuore Siamo Noi’ della Società italiana di cardiologia -. Serve dunque una politica finalizzata all’inserimento di ore obbligatorie di educazione alimentare, a partire dalle scuole primarie”. Un tema decisivo tra le priorità del Piano strategico nazionale per la salute cardiovascolare, messo a punto della Federazione italiana di cardiologia (Fic) in collaborazione con la Sic e l’Associazione nazionale medici cardiologi (Anmco). Ciro Indolfi, coordinatore del documento e professore straordinario di Cardiologia all’Università di Cosenza e past-president Sic, chiosa: “Nel piano si punta, infatti, a promuovere campagne di educazione alimentare e di attività fisica, dalle scuole primarie fino ai luoghi di lavori, per disincentivare fattori di rischio modificabili legati a comportamenti e stili di vita come alimentazione scorretta e sedentarietà”.

 

 


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