Payback dispositivi medici, pronta la proroga dei pagamenti al 30 aprile
Il Governo congela gli adempimenti. La bozza del decreto sarà oggi all'esame del Consiglio dei ministri. I dettagli

Il meccanismo del payback per i dispositivi medici non verrà abolito, come chiedono le aziende biomedicali italiane che proprio oggi hanno manifestato a Roma la loro ferma contrarietà alla norma. Ma sarà prorogato al prossimo 30 aprile per gli adempimenti relativi al periodo 2015-2018: 2,2 miliardi da versare altrimenti entro gennaio. E’ quanto prevede la bozza decreto payback che Nursind Sanità ha visionato e che sarà oggi all’esame del Consiglio dei ministri. Si tratta di un provvedimento agile. Con molta probabilità, quindi, dopo il via libera del Cdm, sarà agganciato come emendamento al Milleproroghe già all’esame del Parlamento.
Ma in cosa consiste il meccanismo del payback? Si tratta della norma in base alla quale le aziende del settore hanno l’obbligo di contribuire a ripianare gli sforamenti dei tetti di spesa da parte delle Regioni. Come detto, dunque, tale obbligo non scatterà adesso. Il Governo in pratica interviene congelando i pagamenti. In attesa, come spiega il senatore Ignazio Zullo, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Affari sociali, sanità, lavoro e previdenza sociale, di una “riforma complessiva del meccanismo, una volta individuate le coperture necessarie nel prossimo Documento di economia e finanza che dovrà essere presentato entro il 10 aprile”.
“I mesi di proroga verranno utilizzati, quindi – continua Zullo -, anche per trovare una soluzione strutturale al problema, sanando il pregresso e rivedendo i meccanismi per il futuro. Una delle ipotesi in campo è quella di intervenire sul tetto di spesa fissato al 4,4% nel 2011, magari ritoccandolo al rialzo”.
Quello del meccanismo del payback, in effetti, è un nodo delicato da sciogliere perché da un lato ci sono le Regioni che fanno affidamento sulle entrate derivanti dalla norma, ma dall’altro ci sono le aziende del settore, soprattutto quelle più piccole, che rischiano il collasso. Non a caso ieri il presidente di Confindustria dispositivi medici, Massimiliano Boggetti, lanciava l’allarme in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: “Il payback mette a rischio oltre 112mila posti di lavoro perché chiedere alle imprese 2,2 miliardi di euro entro gennaio significa farle chiudere – ha scritto - con conseguenze drammatiche per l’occupazione, i territori e la qualità della salute del Paese. Il fallimento di molte imprese genererà un’interruzione delle forniture agli ospedali. Il rischio è che gli le strutture sanitarie restino sfornite di dispositivi medici indispensabili, oltre a venire a mancare quel supporto tecnico che permette a molte delle tecnologie installate negli ospedali di funzionare correttamente”. Tra gli effetti a cascata ricordati da Boggetti, infine, anche l’abbassamento della qualità dei dispositivi medici, frutto appunto di tetti di spesa “così bassi”.
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